IL PRINCIPIO PRIMO

Un principio che ha una base dinamica e che appartiene a tutti. Per accedere alla vera pratica del Tai Chi Chuan bisogna innanzi tutto capire che i nostri pensieri attraverso la conoscenza, la consapevolezza e l’energia creano e influiscono sulla realtà. Se abbiamo una piccola base di conoscenza abbiamo una piccola idea della realtà, se la nostra conoscenza invece è grande possiamo fare esperienze più importanti. Il praticante di Chi Kung diventa un ricercatore, uno scienziato che determina il proprio procedere osservando i propri pensieri e i risultati che questi producono. In questo modo egli rende conosciuto lo sconosciuto e costruisce modelli di pensiero
più grandi che permettono un modello di vita più grande.

DUE MODELLI DEL MONDO
Vi sono due maniere per considerare il mondo. Due modelli assolutamente diversi per interpretarne l’esistenza: quello materiale-meccanicistico e quello dell’energia che si manifesta per creare il mondo.
Tutte le ricerche del mondo occidentale si sono basate sul primo modello e si riferiscono al paradigma che solo ciò che è fisicamente osservabile è reale e che, ci dicono, ogni causa produce un effetto e che, ancora ci dicono, la mente è separata dal corpo e ha il compito di governarlo.
La medicina convenzionale dell’occidente si basa sul modello materiale meccanicistico e, nonostante gli indiscutibili successi e i molti trionfi, si é andata allontanando sempre più dall’uomo, per accanirsi sui sintomi senza curarsi della radice nella quale questi si manifestano.
La medicina convenzionale focalizza la propria attenzione sui singoli organi. Considerandoli come parti separate sì è frammentata creando infinite specializzazioni e allontanandosi sempre più dall’ammalato inteso come unità fisica, psichica e spirituale. Allo stesso modo, secondo il modello meccanicistico, il mondo fuori di noi è considerato come un assemblaggio di cose ed eventi separati e l’ambiente naturale come formato da parti indipendenti che sono lì solo per essere sfruttate. Il risultato lo stiamo vivendo…tutto il genere umano lo sta vivendo. Lo stanno vivendo anche quei gruppi d’interesse che hanno sfruttato e ancora sfruttano a piacimento un pianeta, il nostro, che ritengono loro. Tutto ciò è sin troppo evidente. Meno evidente é invece il risultato delle azioni che contaminano la mente e le emozioni. L’utilizzo dell’informazione per creare dipendenze e falsi bisogni ha prodotto solitudine e perdita del senso della famiglia, importante fonte di sentimenti essenziali quali l’affetto e l’amore. Questi nutrimenti sostenevano e consentivano di superare quei conflitti che sono alla base dei disagi della stragrande maggioranza delle attuali patologie sociali e individuali.
Nel modello del mondo incentrato sull’energia si è sviluppata una cultura altamente sofisticata dove ogni evento, fenomeno o pratica sono considerati come manifestazioni dell’energia stessa.
Cosa s’intende per “modello energetico”?
Un modello o un paradigma energetico è un sistema scientifico che parte e si basa su un concetto d’energia e che da questo trae le proprie teorie, le proprie leggi e le proprie ipotesi.
La filosofia del Tai Chi definisce l’energia cosmica come la forza, effettiva o potenziale, che agisce come conduttore e mezzo di scambio in un Universo in cui tutte le cose e tutti gli eventi sono interconnessi: una realtà unica e indivisibile in perenne movimento, allo stesso tempo animata, organica, materiale e spirituale. ll Taoismo, da cui deriva la filosofia del Tai Chi, considera sia l’aspetto materiale che quello immateriale della natura, considerando l’immateriale sia come fonte del materiale che come prodotto di quest’ultimo. In altre parole i processi fisici e quelli non fisici sono generati uno dall’altro e tutti e due sono essenziali per la creazione e l’evoluzione dell’Universo.
Per continuare su quest’argomento bisognerebbe comprendere come avviene il passaggio da vuoto cosmico a materia. Comprendere cioè come possa l’universo essere comparso dal nulla senza violare le leggi fisiche. In che modo qualcosa possa venire alla luce senza una causa apparente.
L’immagine più consueta per descrivere la nascita della materia è quella del “Big Bang”. Un evento improvviso che accadde tanto tempo fa. L’idea è semplice e, da un punto di vista antropocentrico e relativo, veritiera. Per esprimerla e permettere alla nostra mente di comprenderla abbiamo dovuto usare termini come “improvviso” e “tanto tempo fa”. Per non usarli dovremmo rinunciare alla scrittura, alla verbalizzazione e, addirittura, alla formulazione dell’idea stessa. Solo così potremmo trascendere il concetto di tempo inteso come successione di unità misurabili. Questa rinuncia, è possibile solo entrando in uno stato di coscienza non ordinario.
A proposito dell’impossibilità di esprimersi sulla dimensione del tempo Sant’Agostino, molto semplicemente, dice: “So che cos’è il tempo se nessuno me lo chiede. Ma, se tento di spiegarlo a qualcuno che me lo domanda, allora non lo so”.
Come si perviene ad uno stato di coscienza non ordinario?
A questo stato si può pervenire spontaneamente o attraverso la pratica di arti, discipline o “Vie” tradizionali. ln questo luogo, privo di dimensioni misurabili, il tempo smette di esistere e termini come: tempo fa, dopo, prima, improvvisamente, ecc. risultano inappropriati.
L’immagine di un evento come il Big Bang nasconde quest’idea: l’universo è creativo, lo è sempre stato e non cesserà mai di esserlo. Se il futuro è determinato dal presente allora in qualche maniera il futuro è già contenuto nel presente e il passato conterrà sia il presente che il futuro. Se lo stato attuale contiene tutte le informazioni per attuare passato e futuro ogni singolo istante conterrà l’intera esistenza dell’universo.
Il tempo esiste ed è necessario per misurare l’intervallo tra due eventi, ma se consideriamo l’universo come un’unica manifestazione senza inizio e senza fine, distinzioni come: prima e dopo, passato e futuro, perdono significato perché niente avviene realmente.
Nell’esperienza quotidiana non è così. La mente percepisce il mondo come una realtà che si evolve e si modifica. Una realtà dove avvengono dei fatti in successione, in altre parole: il tempo scorre.
L’esperienza che facciamo della realtà è limitata a causa della limitatezza dei nostri sensi e del modo con cui la mente interagisce con l’ambiente. Così ha deciso l’architettura cosmica. La comprensione ultima non è per l’uomo ordinario ma per il Talacimanno.
Alcune delle frasi che seguono contengono dei concetti contrastanti. Alcune frasi contraddicono altre ma, allo stesso tempo, una si complementa con un altra o con tutte le altre: il vuoto è.
ll vuoto è l’assenza assoluta d’ogni cosa.
Il vuoto descritto non esiste.
L’assenza d’ogni cosa origina qualche cosa.
La materia universale deriva dal vuoto.
Ciò che esiste ha bisogno di un vuoto che lo contenga.
Il vuoto è una fonte.
Potremmo continuare a lungo con questo gioco: creare delle frasi che, analizzate razionalmente e singolarmente, appaiono prive di senso ma che, lette di seguito, senza soffermarsi troppo sul loro significato, possono fornire, considerate nel loro insieme, l’intuizione necessaria per scoprire che il vuoto non è un luogo ma uno stato. Uno stato che è allo stesso tempo un destino perché tutto ciò che si manifesta dal vuoto non può che ritornare al vuoto stesso. Per comprendere l’universo nella sua totalità bisognerebbe trascendere il meccanismo della mente umana poiché questa può percepire la realtà solo creando divisioni. Continue e infinite divisioni.

IL VUOTO PIENO
La fisica classica moderna non è mai riuscita a creare in laboratorio il vuoto assoluto. Il vuoto più “spinto” contiene sempre una radiazione di base che non può essere eliminata: la “radiazione punto zero”.
La meccanica quantistica invece ci descrive il vuoto come un sistema dotato d’energia nel quale materia e antimateria si creano spontaneamente: una specie di horror vacui cosmico. L’universo ha orrore del vuoto e lo esorcizza creando la materia.
Ritorniamo, dopo questo preludio, all’origine della materia. Per capire l’origine dell’atomo bisogna capire l’origine delle minuscole particelle che lo compongono. Secondo la fisica quantistica la più elementare particella nota è il quark: una particella d’energia che è considerata il primo passaggio dall’energia pura, priva di massa, alla materia. La massa non è più considerata sostanza e le particelle non sono più ritenute come mattoni fondamentali, ma come pacchetti d’energia. Il campo quantistico è ritenuto un’entità fisica fondamentale, un mezzo continuo, presente ovunque nello spazio dove le particelle non sono altro che condensazioni locali del campo stesso.
Concentrazioni d’energia che vanno e vengono, perdendo di conseguenza il loro carattere individuale e dissolvendosi nel campo che le contiene.
Come fa a contenere energia una porzione di spazio vuoto?
l Taoisti, osservando la natura e l’effetto dell’energia sul corpo umano, furono in grado di risalire all’origine dell’energia universale e formularono il concetto del vuoto primordiale come origine di tutta la creazione. A questo vuoto fu dato il nome di Wu Chi. Nell’arte taoista il vuoto è rappresentato come un cerchio perché il vuoto è considerato al di là d’ogni possibile descrizione da parte dell’uomo. L’energia per generare i fenomeni e le forme dell’universo ha creato e continuamente crea una turbolenza nello stato di Wu Chi. Questa prima turbolenza ha avuto come risultato la separazione tra il materiale e l’immateriale. Tutti i processi dell’Universo si manifestano da questo momento.
Ecco come, in modo sorprendentemente simile, risponde la meccanica quantistica. Le grandezze fisiche hanno l’inevitabile tendenza a fluttuare e, anche nell’apparente quiete, nel vuoto appaiono continuamente coppie di particelle che interagiscono tra loro per poi scomparire. Sono proprio queste fluttuazioni a conferire energia al vuoto. La struttura dell’universo è molto sensibile al valore della densità d’energia del vuoto. Questo valore è stato definito: “Costante cosmologica”
Tutto ciò che si manifesta, i diecimila esseri, ci appaiono come entità staccate, ma sono invece strettamente legate tra loro e l’ambiente che le contiene per mezzo del Chi o energia cosmica.
Il mondo fisico, per continuare ad esistere, deve trasformarsi continuamente ed è questa sua proprietà fondamentale, profondamente misteriosa, che consente il suo perpetuarsi. La natura possiede una sua intelligenza, una forza creativa in grado di produrre una varietà sempre più ricca e complessa di forme e strutture. Questa forza creativa condotta da un’intelligenza che potremmo chiamare divina o cosmica, di natura Yin e invisibile, si manifesta attraverso il suo opposto complementare: la materia, il corpo fisico, di natura yang e quindi visibile. Per manifestarsi l’energia cosmica si condensa creando e animando alcune forme. Una di queste condensazioni di energia è il genere animale. Uno di questi animali è l’uomo. L’uomo è un sistema aperto formato da sistemi organizzati e, a loro volta, aperti. Gli organi, i visceri e i vari sistemi sono formati da cellule contrassegnate da un preciso ordine di concatenazione degli aminoacidi che determina in modo definitivo se i tessuti che si formeranno apparterranno a un uomo o a un dinosauro… Ma… i dinosauri non esistono più! E’ vero…mi correggo: apparterranno a un uomo o a uno stercorario. La molecola detta DNA possiede la magica funzione di regolare questa concatenazione di padre in figlio, perciò lo stercorario genererà uno stercorario e un uomo un uomo. Questo starebbe a dimostrare che questo sistema di trasmissione non ammette deroghe. Personcine come Jules Verne, Darwin, Max Planck, Heisenberg, Einstein, la Mere, Aurobindo e molti altri non pensano che la cellula sia una prigione o un campo di concentramento biologico: contrariamente alla maggior parte dei biologi essi pensano che la materia sia un sistema aperto. (Satprem: Le mental des cellules). Ammesso che i disastri causati dalla miopia dell’uomo ce ne lascino il tempo, come sarà possibile risolvere il problema della sopravvivenza della specie umana se la popolazione del nostro pianeta era nel 1830 di un miliardo di individui, due miliardi cento anni dopo, tre miliardi passati trent’anni e meno di quindici dopo oltre quattro miliardi? Mentre sto scrivendo bisognerebbe aggiornare questi dati aumentandoli di decine di migliaia. Domandina: quanti saremo tra quindici anni? E quanti tra cinquanta o cento?
E’ vero che, per compensare, si danno un po’ da fare cancro e altri malanni ed è anche vero che una parte degli uomini danno il loro contributo creando tra gli abitanti del pianeta delle sacche di depressione che causano quotidianamente la morte di milioni d’individui. Ma malattie e buona volontà di una minoranza di individui non basteranno a risolvere il problema.

L’UOMO E L’AMBlENTE
L’essere umano interagisce con l’ambiente utilizzando il sistema nervoso, migliaia di fibre nervose in stretta connessione fra loro. Questa complessa rete di cellule ramificate in tutto il corpo si distingue in due parti principali, con mansioni molto differenti:
IL SISTEMA NERVOSO CENTRALE formato dall’encefalo, dal midollo spinale e da una rete di 12 paia di nervi cranici e 32 paia di nervi spinali.
IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO, formato dalle fibre nervose del simpatico e del parasimpatico.
Se potessimo usare tutte le possibilità del nostro cervello allora, improvvisamente, la nostra realtà cambierebbe. Cambiare la propria realtà è ciò che si pone come progetto un serio praticante.
Come già detto il primo obiettivo è di indurre i praticanti a scoprire dentro di sé il Talacimanno.
Questa scoperta è già avvenuta molte volte nel passato, ancora avviene e ancora avverrà nel futuro. Avviene perché, alcune volte,  praticando, perdiamo il senso del tempo e del corpo e, nello stato di non tempo e non corpo (Wu Chi), facciamo esperienze a livello non conscio e questo stato ci permette di costruire un modello basato a partire dal modello precedente. Lo straordinario diventa ordinario. Fatti inspiegabili come ad esempio la telepatia, la premonizione o le guarigioni spontanee potrebbero diventare spiegabili. Dal momento che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello quest’ipotesi non è poi così strana. Ricordiamoci ciò che afferma la legge universale dell’evoluzione: ciò che non si usa si perde o si trasforma in altro. Allora, visto che la natura non spreca nulla, se usiamo meno del 10% del cervello, come mai le sue dimensioni non sono diminuite nel corso del tempo ma, al contrario, sono aumentate?

UN BOSCO DI QUERCE
Il cervello è fatto principalmente da neuroni: miliardi di neuroni fatti più o meno come delle querce che si connettono tra loro tridimensionalmente. Il numero possibile di connessioni delle cellule nervose presenti nel cervello é più grande del numero degli atomi presenti nell’universo. Se sulla punta di un ago ci sono 10 trilioni di atomi, quanti atomi vi saranno in questa mano? E in questa casa? Quanti nell’acqua della laguna? E in tutti i mari? E nelle molecole dell’aria? E in tutto il nostro pianeta? Attenzione. Stiamo parlando solo della nostra piccola terra. Pensate al sistema solare e all’universo sondabile…
Ha! ha! ha! Ho usato uno scherzetto per aiutare a stimolare la vostra immaginazione e rendere più evidente il potenziale della mente: concepire una realtà più grande dell’insieme di tutti gli atomi dell’universo immaginabile. Essendo umani e quindi limitati, utilizzando la mente per immaginarlo, ci siamo posti al di fuori dell’immaginato pur facendone parte. Questo è un limite, anzi è il “limite”.

IL CERVELLO PLASMABILE
Il meccanismo del cervello non è un meccanismo statico. Più invecchiamo più le cellule diventano rigide e s’induriscono. I collegamenti, infatti, tendono a diventare stabili. Più utilizziamo neurologicamente le vie del cervello più i collegamenti diventano familiari. E’ più facile utilizzare quelle vie che percorrerne altre non ancora utilizzate. Se si sceglie una via accidentata bisogna fare molta attenzione e perdere molta energia ma, se la stessa via è percorsa più volte comincerà ad appianarsi per diventare una via familiare e il percorrerla ci farà perdere poca energia. Nei bambini il cervello è plastico ed elastico. I loro neuroni hanno la capacità di scollegarsi e collegarsi con altri neuroni con molta facilità: più invecchiano più perdono elasticità e diventano rigidi. Se prendessimo una lama e tagliassimo un sistema di neuroni in un adulto e in un bambino, scopriremmo che in quest’ultimo i sistemi si ricostituiscono e si ricollegano con facilità. In un adulto questo non aviene così facilmente perché il cervello ha perso la sua plasticità.
Il cervello capta informazioni e le trasmette al sistema nervoso a una velocità altissima. Se guardiamo il cervello dall’alto vediamo i due emisferi che lo formano connessi da una sorta di ponte composto di centinaia di milioni di neuroni. Questa parte del cervello è il corpo calloso ed è responsabile della nostra consapevolezza. Gli impulsi nervosi di cui questa zona é capace sono dell’ordine di centinaia di miliardi il secondo. La cosa straordinaria è che, nonostante un così alto numero di possibili impulsi, abbiamo consapevolezza solo di ciò che noi vediamo e sentiamo.
Facciamo un esempio: immaginiamo di vivere in un panorama così come lo rappresentarono alcuni pittori impressionisti, per esempio Seruat o Monet, credo che la tecnica da loro utilizzata si definisca Puntillisme. In un ambiente composto di, poniamo, 400 miliardi di piccoli punti, noi saremmo uno di questi punti e questo piccolo punto sarebbe consapevole di non più di duemila punti che lo circondano, ossia, solo di quelle informazioni che riguardano il corpo fisico. La nostra mente vive dunque in un mare di informazioni ma noi continuiamo a scegliere solo e sempre quelle duemila.
Come dovremmo usare il nostro cervello? Sappiamo che nella corteccia frontale si sviluppa la nostra personalità. Ogni esperienza consapevole che facciamo nella nostra vita viene registrata in questa zona della corteccia cerebrale ed è questa registrazione che forma le nostre abitudini e i nostri comportamenti. Questo è quello che siamo dal punto di vista della personalità. Ogni volta che acquisiamo conoscenza e informazioni uno dei nostri neuroni si connette ad un altro o a molti altri. Nel cervello ogni neurone ha decine di migliaia di connessioni. Ciò significa che ogni volta che immagazziniamo e memorizziamo un dato si crea una serie di connessioni e che impariamo, sviluppiamo e diamo forma alla nostra consapevolezza in base alla conoscenza che accumuliamo e alle esperienze che facciamo. Ogni volta che formuleremo un’opinione, un giudizio o faremo una scelta lo faremo partendo dalla base delle nostre esperienze e dall’idea che ci siamo fatti della realtà.

LIBERO ARBITRIO
Teniamo presente che qualunque nostra scelta è sempre illusoria e relativa e che il nostro presunto “libero arbitrio” è altrettanto illusorio e relativo. Evitando, in questo contesto, di parlare della fluttuazione Karmica,  dal momento nel quale lo Jing (energia essenziale) si rende manifesto con il concepimento, la vita che utilizza il nostro essere interpreta una sceneggiatura scritta nel nostro codice genetico e nell’eredità ancestrale (Chi ancestrale) parzialmente modificata dall’educazione che ci viene impartita, da comportamenti consapevoli e inconsapevoli dei nostri genitori, da accadimenti traumatici e da incidenti sociali. Riassumendo, la nostra consapevolezza e la nostra individualità dipendono da: Eredità ancestrale e codice genetico, educazione e autoeducazione.

Altre STORIETTE RACCONTI ACCADIMENTI sono contenute nel suo blog STORIETROPPOVERE Tracce mnestiche e indizi per una biografia

M° Franco Mescola